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Vela: ARTICOLI : Due giorni sul Bamboo :

 

Due giorni sul Bamboo
 

Arrivo domenica sera al porto di Livorno dopo aver fatto nella giornata delle dimostrazioni di match race e mi appresto a conoscere le persone che mi avrebbero ospitato sul Bamboo.
Non vedevo l'ora perché sarebbe stata comunque un'esperienza interessante sia dal punto di vista velico che per i rapporti interpersonali, infatti, fino a quel momento non avevo mai conosciuto persone che fossero in recupero per uscire dalla tossicodipendenza, quindi non sapevo esattamente come rapportarmi con loro.
Sono circa le 19 quando Alessandro mi invita ad imbarcarmi; non è stato difficile il salire sulla barca, anche perché i ragazzi dell'equipaggio erano subito pronti ad aiutarmi.
Giunto a bordo ho fatto la conoscenza di tre di loro ma, come succede in questi casi, dopo tre secondi non mi ricordavo più i loro nomi. Mi hanno fatto vedere e conoscere la barca in tutti i suoi dettagli sia in coperta che sotto: è un Baltic 51, una bellissima e grande barca da regate di altura ed anche adatta per attraversate oceaniche.
E' dotata di tutte le strumentazioni di navigazione e orientamento ed è equipaggiata con quattro o cinque tipi di fiocchi diversi e due spinnaker: un vero e proprio portento!
Non è stato difficile imparare la dislocazione delle varie attrezzature e delle manovre anche perché, se ero nel dubbio, subito i ragazi mi dicevano dove si trovava quella determinata manovra.
Dopo circa 15 minuti sarei dovuto tornare a terra per regolarizzare la mia iscrizione: giuro che non volevo scendere perché mi piaceva troppo quella barca!
Sono sceso ed ho aspettato l'arrivo di Stanislao, il comandante del Bamboo, che ancora non conoscevo, il quale mi avrebbe accompagnato a fare l'iscrizione. Quando è arrivato si è presentato e subito siamo andati nel luogo stabilito per svolgere le operazioni burocratiche. Durante il tragitto l'ho tempestato di domande sui tossicodipendenti, sulla sua comunità, su come dovevo parlare ai ragazzi, come mi dovevo comportare con loro, ecc.
Lui mi disse che non avrei dovuto fare assolutamente nulla di particolare e, se lo ritenevo opportuno, avrei potuto fare loro tutte le domande che volevo perché loro non se la prendono, ed anzi, sono contenti di dare spiegazioni su tutto ciò che concerne la comunità senza alcun problema.
Tornati al porto mi sono imbarcato definitivamente e da lì è cominciata la mia avventura. Inizialmente mi trovavo un po' a disagio perché non li conoscevo e poi non sapevo come rapportarmi a loro: il momento della cena è stato abbastanza difficile per me perché non c'era Stani che mi poteva dare un po' di sicurezza; poi mi sono fatto coraggio ed ho affrontato il momento cercando di mascherare il più possibile il mio imbarazzo e il mio momentaneo disagio.
Una cosa sola mi consolava: avrei dormito in barca e la cosa mi attirava alquanto!
Ho dato una mano a preparare la tavola e a sparecchiare ed ho visto che nessuno si faceva dei problemi, anzi, erano felici che li aiutassi: fino ad allora alcuni di loro non avevano mai visto un non vedente in barca e quindi non sapevo come potevano vivere la situazione.
Dopo cena siamo saliti in coperta a chiacchierare un po' e una ragazza, Eleonora, mi ha chiesto se ce l'avrebbe fatta ad uscire dalla droga e, non solo, mi ha anche detto che Alessandro era in quella comunità da solo un mese e mi chiedeva se anche lui ce l'avrebbe fatta.
Ho trattenuto a malapena la commozione e poi, con fare deciso, li ho rassicurati dicendo che se andavano avanti così ne sarebbero usciti senza problemi.
E' proprio vero, si aggrappano a tutto e cercano ogni minimo conforto per superare al meglio il problema.
Più tardi, quando tutti si preparavano per dormire, io sono andato a prua e ho riflettuto un po' sui momenti appena trascorsi e, dopo circa un quarto d'ora, mi sono rasserenato e mi sono detto: "coraggio, non è nulla di particolare, è solo un'esperienza nuova, non abbatterti così, fai vedere chi sei perché questi ragazzi hanno solo bisogno di tanto coraggio e di tanta fiducia!!!"
Così sono tornato sottocoperta e mi sono messo a dormire con una promessa verso me stesso: non abbatterti più di fronte alle nuove esperienze e non ti preoccupare di nulla, vivi tranquillo e gustati l'esperienza.
Infatti il giorno dopo tutto è andato benissimo, l'imbarazzo iniziale era solo un lontano ricordo anche perché c'era da pensare alla regata che era lunga parecchie miglia: siamo partiti alle dieci e siamo rientrati alle diciannove e trenta.
Ho imparato tantissimo, ho potuto anche dire la mia e siamo andati veramente benissimo: io ero randista e ho lavorato parecchio ma mi sono anche divertito.
La sera, dopo il rientro, ho dato una mano a fare l'ormeggio e poi a preparare per la cena: mi sentivo veramente bene, mi sembrava di essere in famiglia anzi, lo ero ed ero in una grande famiglia. la notte ho dormito benissimo perché ero stanco morto e non avevo nulla a cui pensare.
Il giorno dopo abbiamo fatto una regata che poi è stata annullata dopo poche miglia di navigazione per assenza di vento.
Quando è giunto il momento di sbarcare è iniziata la tristezza per me perché dovevo lasciare il mare e, soprattutto, dovevo lasciare i ragazzi con i quali mi ero trovato benissimo.
Ho fatto una promessa a loro e anche a Stani: che li andrò a trovare molto presto nella loro comunità a Lacona (Isola d'Elba).
Ho anche raccolto le informazioni per riparare il plotter del Bamboo che è guasto e le devo comunicare a Stani in modo tale da prendere una decisione.
Il prossimo anno tornerò sicuramente sul Bamboo perché non vedo l'ora di fare nuovamente questa esperienza con loro e, magari, perché no, farne anche altre!

Diego Chiappello
Atleta Homerus

 
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